01/05/2011, 00.00
VATICANO
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Il beato Giovanni Paolo II e la nostra missione

di Bernardo Cervellera
Alcuni cattolici “illuminati” criticano la “troppa fretta” per la sua beatificazione. Ma la personalità di Wojtyla ha testimoniato che la fede non è anzitutto regole, dogmi astratti, moralismi sociologici, ma un rapporto con Gesù Cristo che cambia l’esistenza. La consacrazione a Maria senza sentimentalismi; la contemplazione e lo zelo missionario a portare Cristo al mondo, superando chiusure clericali e soffocamenti materialistici, sono i pilastri del suo messaggio. È il papa che ha lanciato la missione in Asia per il Terzo Millennio. AsiaNews è debitrice alla visione di questo grande papa beato.
Roma (AsiaNews) – Quest’oggi, primo maggio, Benedetto XVI ha proclamato beato il suo predecessore, il papa Giovanni Paolo II. D’ora in poi noi tutti possiamo rivolgerci a lui per chiedere aiuto e domandargli di “essere degni delle promesse di Cristo” e cioè di essere un po’ più simili a lui, il papa polacco.
 
Certo per ora la venerazione è stabilita solo per la diocesi di Roma e per la Polonia, ma fin dal giorno della sua morte la preghiera a lui è salita dal mondo intero, come dal mondo intero sono sempre giunti pellegrini a sostare alla sua tomba nelle grotte vaticane.
 
Una volta tanto è evidente che “vox populi, vox Dei”, la voce della fede del popolo è la voce di Dio.
Già sei anni fa la “vox populi” ha spinto perché fosse fatto “santo subito!” e a dispetto delle cautele della Congregazione dei santi è iniziato subito il processo di beatificazione.
 
Vi è stato chi – anche fra i cattolici – ha criticato questa fretta. Animati da un certo disprezzo per il sentimento religioso delle folle e forse con qualche astio verso questo pontefice bollato spesso come “conservatore”, questi cattolici “illuminati” dicono che “è troppo presto” per valutare la portata di questo papa. A noi non sembra. In ogni caso, la beatificazione di Giovanni Paolo II è la conferma che in lui si è vissuta la fede in modo eroico e questo può essere detto da subito perché si tratta della sua personalità e del suo modo di rispondere alla chiamata di Cristo.
 
Del resto, la grandezza di questo papa beato – quando era ancora in vita – è stata proprio questa: che in lui la fede non era un ruolo o una serie di dettami o di regole, ma era mescolata alla carne ed al sangue della sua vita. Chi non ricorda il volto sofferente e gli occhi chiusi all’ultima sua Via crucis (vissuta immobile, nella cappella privata)? O la sua commozione davanti al racconto delle fatiche dei minatori peruviani? O la sua gioia davanti alle fiumane dei giovani nelle Giornate mondiali della gioventù? In lui abbiamo visto una fede che tocca la vita umana, un rapporto con Gesù Cristo che trasforma l’esistenza, tanto che incontrare quel papa voleva dire incontrare Cristo stesso, non in nome di un dogma, ma in virtù di un rapporto fra lui e il Signore.
 
Poche settimane prima della beatificazione, Benedetto XVI ha dichiarato che “Giovanni Paolo II è stato un grande contemplativo e un grande apostolo di Cristo. Dio lo ha scelto per la sede di Pietro e lo ha conservato a lungo per introdurre la Chiesa nel terzo millennio. Con il suo esempio, lui ci ha guidati tutti in questo pellegrinaggio e adesso continua ad accompagnarci dal Cielo”. Per papa Ratzinger, sono due i “cardini della sua vita e del suo ministero: la preghiera e lo zelo missionario”. E lo ha ricordato anche oggi nella sua omelia per la beatificazione.
 
Sulla preghiera di Wojtyla, va ricordata la sua consacrazione alla Madonna, che ha strappato la devozione mariana al sentimentalismo facilone, ma anche all’intellettualismo farisaico del post-concilio. In lui la consacrazione a Maria è divenuta la strada di una consacrazione a Gesù Cristo e alla missione della Chiesa, una Chiesa guardata con gratitudine e non come una matrigna da criticare ad ogni piè sospinto.
 
Grazie a questo suo spirito contemplativo, Giovanni Paolo II ha scavalcato tutte le frontiere fra Chiesa e mondo e tutti i bastioni ideologici costruiti dal clericalismo e dal materialismo. E ha ridato fiato alla missione ecclesiale, non più ridotta a sociologia, giustizia, amore ai poveri, ma – pur in tutto questo – esaltata come dono della presenza di Cristo ad ogni uomo.
 
AsiaNews è debitrice di questa visione. Ricordando il suo viaggio del '95 a Manila, nel suo libro "Alzatevi, andiamo", il papa polacco esclama: "A Manila avevo davanti tutta l'Asia. Quanti cristiani! E quanti milioni di persone che, in quel continente, ancora non conoscono Cristo! Ripongo una grandissima speranza nella dinamica della Chiesa delle Filippine e della Corea. L'Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!" (pag. 57). Beato Giovanni Paolo II, prega per noi!
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