21/10/2017, 10.07
COREA DEL SUD
Invia ad un amico

Mons. You: Il Vangelo vince l’ossessione della competizione e il calo delle nascite

Per il vescovo di Daejeon, il basso tasso di natalità nel Paese è frutto della spinta continua a primeggiare per giungere a una carriera migliore. Il lavoro faticoso è denigrato; si apprezzano solo le occupazioni dei colletti bianchi. Nelle famiglie si insegna a vincere gli altri. "Noi amiamo il Signore amando i fratelli".

Daejeon (AsiaNews) – Una società in lotta per il "primo" posto, dove il lavoro e il sudore sono visti in modo meno positivo e in famiglia si insegna a vincere gli altri. Per mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon e presidente della Commissione nazionale di Giustizia e pace, è questa cultura all'origine del calo delle nascite in Corea del Sud.

Le autorità di Seoul vivono con preoccupazione il crollo demografico, potenziale pericolo per la crescita economica del Paese. Lo scorso anno il numero delle nascite ha raggiunto minimi storici, con solo 406mila bambini e un tasso di fertilità (numero di bambini nati per donna) fermo a 1,17, il più basso degli ultimi sette anni.

Intervistato da AsiaNews, mons. You ribadisce che l'unica risposta per sconfiggere il calo delle nascite è "vivere secondo il Vangelo", che ci insegna a coesistere come fratelli.

Per il prelato, il problema della bassa natalità inizia nelle famiglie, che dovrebbero essere "la prima scuola, dove si impara a vivere con gli altri. Purtroppo, adesso questo accade meno, e così questa giusta formazione umana si trova sempre meno nei giovani e nei bambini. È un problema assai preoccupante".

"In ogni angolo della società coreana c'è una diffusa pressione alla competizione. È preoccupante poi la situazione attuale della società in cui si sottolinea che tutti debbono correre vigorosamente per vincere la competizione. Questa atmosfera sociale spinge i nostri giovani a considerare gli altri come concorrenti nella lotta per la carriera."

"I giovani apprezzano gli impieghi dei ‘colletti bianchi’, lavori presso i giganti conglomerati o le autorità civili; quelli faticosi, in cui si suda e si fa fatica sono meno apprezzati nella società. Nel cristianesimo invece, ogni sorta di lavoro partecipa alla creazione del Signore, ma nella odierna società coreana la dignità del lavoro che coinvolge gli sforzi del corpo viene assai disprezzata. A questo si aggiunge il problema della disoccupazione, perché con l'avanzamento tecnologico c'è sempre meno bisogno di operai giorno dopo giorno. Per questo, è importante evidenziare l'importanza dello spirito evangelico di fratellanza, per condividere quanto abbiamo con le altre persone, per affrontare questo problema insieme".

“Purtroppo, dopo la Guerra coreana (1950-1953), che ha distrutto tutto, i coreani hanno corso fino ad oggi sacrificando anche diversi preziosi valori al fine di attuare lo sviluppo economico, quasi come un'ossessione sociale. Ora, la nostra società sta affrontando i risultati di tale ossessione come si vede nella scioccante basso tasso di natalità. La Chiesa in Corea, pertanto, sta facendo del suo meglio per insegnare i nostri giovani che riconoscano gli altri non sono gli oggetti della competizione, ma i fratelli e sorelle con cui si deve camminare insieme. Il mondo non è un campo di battaglia, ma è un luogo per vivere insieme con gli altri."

“Per la Chiesa coreana, la risposta è molto semplice: vivere secondo il Vangelo. La Parola di Dio ci aiuta a vivere con gli altri. Noi amiamo il Signore amando i nostri fratelli. È importante formare attraverso il Vangelo. Va detto che i giovani coreani, nello stesso tempo, hanno una grande potenzialità molto positiva. L'abbiamo vista nell'inverno scorso, per esempio, nella rivoluzione pacifica delle candele [le manifestazioni per chiedere le dimissioni dell’allora presidente Park Geun-hye]. Centinaia di migliaia di persone si radunavano nelle piazze di tutte le città coreane chiedendo la realizzazione di una società giusta, senza essere attirati dalla tentazione di esprimere le loro lamentele con la violenza. La maggior parte dei manifestanti radunati con temperature vicine allo zero, appartenevano alle giovani generazioni. Inoltre, si trovano ovunque del mondo i giovani coreani che si prestano a vari servizi per gli altri, soprattutto nei Paesi economicamente meno sviluppati. Vedendo tutto ciò, credo che i nostri giovani abbiano ancora, nel loro profondo, un cuore retto, pietoso e generoso”.

“Gli incontri di catechismo per formare i bambini e i giovani al Vangelo in ogni parrocchia servono a questo scopo. A dire il vero, è un impegno non facile, dal momento che nella società lo spirito di competizione viene ancora promosso come un valore da custodire gelosamente. Molti pungolano i nostri giovani alla spietata competizione dicendo: Per sopravvivere o per non cadere nella classe povera, in questa giungla dovete superare gli esami, essere più competenti nel vostro campo, essere sempre 'i primi'. È vero che la competizione è utile e necessaria in qualche situazione, ma l'uomo non è creato per vincere gli altri, bensì per amare gli altri. Ciò è la verità sull'essere umano che il Vangelo ci insegna. In ogni caso le difficoltà non ci scoraggiano e accompagniamo i giovani del nostro tempo perché seguano la via della Buona Novella, che dà la vita a tutti, e insegniamo loro che il Signore ci vuole per aiutare, lavorare, studiare e stare bene con gli altri."

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Papa al Forum delle associazioni familiari: Aiuta tanto la pazienza. Sostenere la natalità
16/06/2018 13:30
Mons. You: Preghiera e penitenza per sostenere la croce delle divisioni in Corea
30/10/2019 13:13
Non solo Olimpiadi: la gioia e la missione nel Sinodo di Daejeon
08/02/2018 09:57
In un libro la storia e la Corea del card. Lazzaro You Heung-sik
01/03/2023 11:34
La Chiesa di Corea “rischia di essere un salone per soli ricchi. Torniamo ai martiri”
11/11/2015


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”