18/04/2006, 00.00
CAMBOGIA
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Cambogia: le vittime dei Khmer rossi chiedono giustizia

In occasione del 31° anniversario della presa del potere di Pol Pot circa 200 persone si sono rinite a Choeung Ek, dove si stima siano state giustiziate 9 mila persone, per chiedere che il processo nei confronti dei Khmer rossi inizi il prima possibile

Choeung Ek (AsiaNews/Agenzie) - Abbia finalmente inzio il processo contro i Khmer rossi. Lo hanno chiesto ieri, nel 31mo anniversario della presa del potere da parte di Pol Pot in Cambogia, circa 200 persone che si sono riunite a Choeung Ek, il più noto luogo di sterminio del regime, dove si stima siano state giustiziate 9 mila persone. Ora in questo luogo sono accumulati teschi umani e 50 monaci pregano per le vittime del regime.

"Siamo riuniti per condividere la pena e la tristezza di tutte le persone che hanno sofferto per il genocidio. I cambogiani non possono più stare calmi", dichiara il leader dell'opposizione Sam Rainsy. "Questi teschi chiedono giustizia, dobbiamo ascoltarli".

Il processo nei confronti degli ex capi dei Khmer rossi dovrebbe iniziare quest'anno, dopo 10 anni di negoziati fra la Cambogia e le Nazioni Unite. "Voglio che il processo inizi presto", dichiara Min Yoeun, 53 anni, che ha perso 6 familiari a causa del regime, di cui uno ucciso a Choeung Ek. "Sono quasi impazzita. Ho perso mio marito, i miei figli e i miei fratelli a causa del regime di Pol Pot".

"Mi appello alla comunità internazionale per aiutarci a processare i capi dei Khmer rossi il prima possibile", aggiunge Chuon Sem. "Le famiglie cambogiane hanno patito durante il regime".

Il governo dei Khmer rossi in quattro anni abolì la religione, i diritti di proprietà, la moneta e le scuole, e trasformò il paese in un grande campo agricolo. Durante il regime hanno perso la vita circa 2 milioni di persone.

Finora solo due dei capi politici dei Khmer rossi sono in carcere in attesa del processo. Gli osservatori sono preoccupati perché temono che altri responsabili dei Khmer rossi, compreso Nuon Chea, vice di Pol Pot (moto nel 1998), o l'ex capo di Stato Khieu Samphan, possano morire prima che si riunisca il tribunale congiunto fra le Nazioni unite e la Cambogia.

Il governo cambogiano ricorda le vittime dei Khmer rossi il 20 maggio, detto "giorno della rabbia", cioè il giorno in cui il Paese passò al sistema collettivistico.

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