02/12/2004, 00.00
IRAN - IRAQ - ISRAELE
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Iran, agenzia recluta migliaia di kamikaze per Iraq e Israele

Teheran (AsiaNews/Agenzie) – L'Esercito dei Martiri in Iran ha annunciato che a breve darà inizio alle sue attività contro le truppe americane in Iraq una volta concluso l'addestramento degli oltre 20mila aspiranti kamikaze reclutati da  giugno. Lo ha dichiarato Mohammed Ali Samadi, portavoce del gruppo affermando che la prima cellula, chiamata "Martire che vuole sopravvivere", entrerà in azione a metà dicembre "in segno di solidarietà con la popolazione oppressa di Fallujiah".

L'Esercito dei Martiri, sorto all'interno al Comitato per la Commemorazione dei Mariti della Campagna islamica globale di Teheran, ha iniziato a reclutare terroristi lo scorso giugno: in numerose moschee, università e campus iraniani sono circolati i volantini di arruolamento per aspiranti "martiri"; nel foglio si chiedeva al futuro kamikaze di indicare "a quale operazione di martirio" fosse preparato. Si proponevano 3 scelte: "contro gli occupanti in Iraq; contro gli occupanti a Gerusalemme [Israele, ndr]; per eseguire la fatwa contro Salman Rushdie". L'ayatollah Khomeini aveva emesso un giudizio di morte contro Rushdie, scrittore inglese autore del libro Versetti satanici. Nel 1998 il governo iraniano aveva fatto sapere di non voler attuare la fatwa , ma ricordava che può essere revocata solo da colui che l'ha emessa. Khomeini è morto nel 1989.

Scopo dell'Esercito è "colmare il gap fra la rivoluzione iraniana e gli altri musulmani nel mondo, anzitutto quelli che combattono contro gli israeliani in Palestina" spiega il portavoce Samadi nel suo ufficio di Teheran, ornato di fotografie di funerali di soldati israeliani. "Finora abbiamo ricevuto 30mila iscrizioni, di cui 4mila negli ultimi giorni,  e abbiamo scelto di iniziare l'addestramento per 20mila di loro". Le sessioni di istruzione avvengono "in  spazi aperti, fuori dalle città", ma più spesso "in luoghi chiusi, al riparo di occhi indiscreti". Tra i reclutati, afferma Samadi, vi sono almeno 500 minori: il più piccolo è un bambino di 7 anni, arruolatosi insieme a 8 membri della sua famiglia. Era stato proprio Khomeini a utilizzare per primo "martiri volontari" adolescenti nella guerra contro l'Iraq: gli shoada, come venivano chiamati,  i ragazzini dovevano passare nei campi minati e "offrire la loro vita" facendo saltare le mine e permettendo così l'avanzata delle truppe di Teheran. "I nostri principali obiettivi sono le forze di occupazione americane e britanniche nelle città sante irachene (Najaf, Karkala e Kufa), tutti i sionisti in Palestina, e Salman Rushdie. Alcune nostre cellule hanno già portato a termine attentati in Israele" afferma Samadi. "Gli Stati Uniti non hanno ancora riconosciuto che noi abbiamo trasferito questo buon metodo di resistenza in altri paesi".

Secondo il quotidiano arabo pubblicato a Londra al-Sharq Al Awsat, la fondazione dell'Esercito risale al 4 giugno scorso, anniversario della morte di Khomeini. A Teheran si erano dati appuntamento Zahara Mustafai, nipote del Gran Ayatollah, e Sardar Salatati, capo delle operazioni dei Guardiani della Rivoluzione, l'esercito islamico iraniano che ha combattuto nel conflitto contro l'Iraq di Saddam Hussein. Nella sola prima settimana l'Esercito ha ricevuto più di 10mila adesioni. Il governo di Teheran ha fatto sapere che tale gruppo "non ha niente a che vedere con le normali istituzioni islamiche". "Il fatto che alcune persone facciano una cosa del genere è un effetto dei loro sentimenti" ha dichiarato Hamid Reza Asefi, portavoce del ministero degli Esteri, sottolineando che il gruppo "non ha niente a che fare con il governo".

Uno dei primi incontri dell'Esercito si è svolto nella sede della Fondazione dei martiri, un'organizzazione semi-ufficiale che aiuta le vittime della guerra contro l'Iraq degli anni '80. Tra i membri della fondazione spicca il nome di Mahdi Kouchakzadeh, ex membro dei Guardianidella Rivoluzione, che ha parlato così dell'Esercito dei Martiri: "Nel momento in cui gli Usa commettono i crimini che noi vediamo, le nazioni povere non hanno altra arma che il martirio", chiedendo inoltre ai funzionari impegnati in politica estera di "tenere in considerazioni le alte opinioni" del gruppo di reclutamento di kamikaze.

Samadi nega che l'Esercito dei Martiri abbia legami con il governo di Teheran o con al-Qaeda. Secondo il portavoce è dovere religioso combattere "con armi o con la propria vita" gli stranieri che occupano territori islamici. Per questo egli si rifà a quanto scritto da Khomeini: "Se un nemico invade un paese musulmano, è obbligo di tutti i fedeli difenderlo in tutti i modi possibili, anche sacrificando la vita". "Con un verdetto religioso di questo tipo" conclude Samadi "non abbiamo bisogno di nessun altro permesso per combattere un nemico che occupa le terre islamiche.". (LF)

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