17/08/2004, 00.00
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La Corea del Sud sfibrata dal conflitto politico e generazionale

di Pino Cazzaniga, PIME

Il paese è a un bivio per integrare economia e democrazia, alleanza con gli Usa e unità con la Corea del Nord

Seoul (AsiaNews) – La capitale coreana non vive giorni tranquilli. Il 15 agosto, 59° anniversario della liberazione dal giogo giapponese (1945), 10 mila studenti all'università Yonsei hanno manifestato contro l'alleanza con gli Stati Uniti e a favore dell'unione con la Corea del Nord. Il giorno prima 3 mila cittadini, raccolti nel piazzale antistante la City Hall per celebrare il 56° anniversario della costituzione della Repubblica della Corea del Sud (1948), hanno denunciato con forza le tendenze di sinistra del nuovo governo. Nell'uno e nell'altro caso l'intervento della polizia è stato massiccio.

Pur detraendo la tara ideologica ed emotiva dalle due dimostrazioni, gli analisti sono concordi nel vedervi i sintomi di una conflittualità che toglie energia alla nazione proprio quando ne ha molto bisogno per superare la crisi economica che la travaglia.

"Dopo dieci anni di meravigliosa crescita economica e di dinamico sviluppo sociale sembra che la ROK (Republic of Korea) stia affondando", scrivono due esperti facendo loro la preoccupazione del professor Leo Tae-bok, ex ministro della sanità, che ha scritto un libro dal titolo, appunto, "La Repubblica della Corea sta affondando?". Il professor Lee Jung-hee, docente nell'università per gli stranieri (Hankuk, Seoul), individua i due campi in conflitto: conservatori contro progressisti; forze dell'industrializzazione contro forze della democratizzazione; cinquantenni contro ventenni. Molti elementi fanno pensare che la nazione stia affrontando una crisi di crescita, non una crisi mortale, anche se seria. Le sue radici si possono facilmente individuare nel risultato delle elezioni generali dello scorso aprile quando, per la prima volta, le forze democratiche hanno superato di un buon margine le forze conservatrici.

Sotto lo strato di vernice ideologica o del comprensibile impulso emotivo, la materia del conflitto è data soprattutto dall'economia e dalla diplomazia. Circa l'economia la corrente democratica, soprattutto il partito URI (quello del presidente) è dalla parte degli ottimisti: per essi gli attuali segni negativi sono solo temporanei e dipendono dalla situazione internazionale e dal cammino della nazione verso una società più liberale. Per i pessimisti - che non sono necessariamente uomini di destra - la causa della stagnazione economica non è passeggera, ma strutturale. Il "miracolo del fiume Han" (quello che bagna Seoul) è stato il frutto dell'economia pianificata del dittatore Park Chung-hee (1960-1979). Lo sviluppo democratico e l'avvento della globalizzazione – essi dicono - non hanno cambiato quel modello: anche le strutture democratiche sono state vissute in contesto di conflittualità.. "La nazione, scrive Lee Taek-bok, ha perso 25 anni  perchè la società coreana e i politici dopo la dittatura dell'ex presidente Park sono rimaste legate a una struttura (politica) estremamente conflittuale".

Il pericoloso sbandamento diplomatico, cioè l'avversione alla pluridecennale alleanza con gli Stati Uniti, si spiega con l'idealismo ingenuo delle nuove generazioni. Ma non sembra che tutte le nuove forze della democratizzazione vadano in questo senso. In occasione dell'anniversario della liberazione, il prestigioso quotidiano The Korea Herald ha pubblicato un'inchiesta condotta tra parlamentari di tutte le correnti su vari temi. Alla domanda qual'è la nazione su cui la Corea del sud deve fare più affidamento, la preferenza è andata agli Stati Uniti. I risultati sono: 79,9% in favore dell'America; al secondo posto viene la Corea del nord con l'11,5% e al terzo la Cina con il 5,7%. Solo quattro mesi fa la Cina era favorita con il 63% seguita dagli USA con il 26%.

La crisi verrà risolta se la conflittualità cederà il posto all'integrazione. I vari schieramenti politici, sociali e generazionali hanno tutti elementi positivi da offrire. Non opporli ma integrarli è quanto urgentemente si richiede alla classe dirigente e soprattutto al capo dello stato Roh Moo-hyun. Pare che il presidente si stia movendo in questa direzione, anche se vi è ancora molto cammino da fare.

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