09/10/2004, 00.00
FILIPPINE
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Mons. Capalla: la Croce di Gesù per combattere la corruzione

di Sonny Evangelista

Fedeli, poveri e ricchi, danno un esempio ai membri del governo di come "sacrificarsi per il popolo"

Manila (AsiaNews) – Gesù crocefisso, massimo esempio di sacrificio personale, dovrebbe ispirare nei filippini una maggiore "disciplina fiscale" per superare la crisi economica del Paese. La proposta è arrivata ieri da mons. Fernando Capalla, arcivescovo di Davao e presidente della Conferenza episcopale. "La crisi può essere di carattere economico o politico, ma la più profonda è la crisi morale delle persone, la mancanza di principi forti. Il problema può riguardare lo Stato, la Chiesa o tutto il paese". Secondo l'arcivescovo "gli uomini tendono a voler vivere al di sopra delle proprie possibilità e per realizzare questo obiettivo ricorrono ad abusi, ingiustizie, corruzione e violenze". La Chiesa ha più volte lanciato appelli riguardo l'economia, la politica, "ma il più delle volte sono rimasti inascoltati" dichiara mons. Capalla. Il vescovo ha ricordato che "in passato anche i media hanno denunciato la corruzione politica e l'immoralità di alcuni ambienti. In risposta le gente è scesa in piazza ma questo non è servito ad affinare un certo tipo di coscienza nelle persone". Il vescovo è convinto che, come ha detto Gesù; "per cambiare la società bisogna cambiare i cuori della gente". Secondo mons. Capalla, la soluzione è nell'esempio della Croce: "Gesù in Croce è il simbolo del sacrificio personale". L'arcivescovo invita i filippini a "modellare su Gesù e la sua sobrietà, la disciplina fiscale necessaria ad uscire da questa crisi.

Per questo mons. Capalla ha lanciato un appello: "Un'offerta per il governo, un'offerta per i filippini", una sorta di colletta – a ognuno è chiesto di versare 56 pesos (1 dollaro Usa) - per alleviare la crisi economica nazionale. Il vescovo sottolinea che "quello che importa non è il denaro, ma il messaggio: la capacità, insegnataci dalla Croce, di sopportare la sofferenza" .

Mons. Capalla è consapevole che "non sarà certo questo il modo per sanare il debito pubblico ed estero del paese, ma è un tentativo per sensibilizzare il governo al problema". La condanna della corruzione non esclude la necessità del perdono: "Sono in molti quelli che hanno rubato dai fondi statali, soldi che erano del popolo, ma in ogni persona c'è qualcosa di buono, per questo sostengo che anche le persone corrotte hanno bisogno del nostro aiuto".

A Davao, in molti hanno già risposto all'appello: gente semplice, commercianti e religiosi. "Non porterà ad una soluzione, ma vuole essere un gesto per incoraggiare ad un impegno costante: piccole gocce d'acqua che cadono sulla roccia, prima o poi la rompono" ha concluso il vescovo.

 

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