22/11/2005, 00.00
Thailandia
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Religiosi thai si preparano per combattere il traffico di esseri umani

di Weena Kowitwanij

Un seminario organizzato dalla Federazione religiosa internazionale spiega come opporsi alle agenzie che adescano e sfruttano, per lavoro o prostituzione, la popolazione thailandese.

Nakhorn Pathom (Asianews) – I religiosi thailandesi "sono impegnati per combattere il fenomeno del traffico di esseri umani" tramite "l'educazione e l'insegnamento di diritti e doveri a coloro che ne sono vittime".

La Federazione religiosa internazionale, l'Associazione dei religiosi italiani e l'Organizzazione internazionale per la migrazione (Oim) hanno organizzato un seminario dal tema "Programma di addestramento per il personale religioso contro oil traffico umano" al Centro Pastorale di Baan Phu Waan. Al seminario, della durata di una settimana, hanno partecipato i rappresentanti di 17 congregazioni di religiose, preti ed alcuni laici.

L'obiettivo del programma è quello di sviluppare l'abilità e la conoscenza sociale dei religiosi così da poter fare fronte alle cause in corso in tutto il mondo riguardo al traffico umano.

Suor Francios Chiranon, Superiora provinciale della congregazione di St. Paul de Chartres e presidente della Commissione organizzatrice, dice: "Questo tipo di traffico è un problema internazionale. Il progetto è nato quando un poliziotto è venuto a bussare alla nostra porta chiedendo di qualcuno che si prendesse cura di alcuni bambini di strada nel mirino di agenzie che intendevano farne traffico". Il primo passo compiuto è stato quello di costruire una scuola, la "Princess Ubonrat", che insegna ai ragazzi di strada ad essere consapevoli della dignità e dei diritti delle ragazze e come proteggersi dall'ignoranza che porta ad essere raggirati.

Le agenzie che trafficano in esseri umani, infatti, offrono soldi agli abitanti dei villaggi rurali, poverissimi, per cedere i loro figli e farli lavorare "come camerieri" a Bangkok. In alcuni casi, l'inganno si spinge fino ad offrire un "posto di lavoro" persino in Paesi stranieri e "purtroppo – continua la religiosa - il materialismo ed il consumismo che assalgono la nostra epoca, abbinati all'ignoranza, fanno sì che alcune ragazze siano tentate dal poter ottenere molti soldi con un lavoro facile".

Suor Boonlom  Panthong, della congregazione delle "Amanti della Croce" nella provincia di Ubon Rajathanee (est del Paese) lavora al Centro femminile per aiutare gli orfani e le donne sfruttati. "Il nostro scopo è quello di promuovere, un'economia auto-sufficiente per evitare che gli abitanti emigrino dai villaggi per lavorare. Bisogna insegnarli i diritti, la dignità ed i doveri che ha ogni cittadino thai e dare loro una conoscenza che gli permetta di capire il valore delle loro vite".

Suor Michael Lopez, delle Sorelle del Buon pastore, aggiunge: "Il seminario ci aiuta dandoci le informazioni necessarie per capire meglio il problema. L'attenzione delle nostre sorelle è alta anche sul problema delle migrazioni, strettamente coinvolto nella questione". "Mi piacerebbe – continua la religiosa – che i genitori, la Chiesa e la scuola riuscissero a coordinarsi sull'argomento".

Padre Waranyu Laoboonma, uno stimmatino della parrocchia del Sacro Cuore di Gesù nella provincia di Ranong, diocesi di Surat Thani, parla dei problemi che vivono le 40 famiglie cattoliche della sua parrocchia.

Per il parroco, la migrazione dal Myanmar è "legale ed illegale". "Queste persone – dice – non vengono pagate il giusto. Alcuni non vengono proprio pagati mentre altri sono vittima di abusi sessuali. Con l'aiuto della Federazione religiosa superiore della Thailandia, vogliamo aprire una scuola per i bambini birmani in nostra custodia per aiutarli ad imparare la lingua thai, così da poter continuare il corso di studi nelle scuole pubbliche. Al momento abbiamo 96 bambini in cura".

Padre Stefano Volpicelli, rappresentante dell'Oim, dice: "Per fermare il traffico di esseri umani abbiamo bisogno di cooperazione fra i religiosi, che sono parte della società e possono essere di grande aiuto". ""Mi aspetto – ha concluso – che tutti i partecipanti possano avere una migliore conoscenza del problema e possano condividere con altri ciò che hanno imparato. Da parte nostra continueremo il nostro lavoro per una situazione migliore con coraggio".

Secondo diverse fonti internazionali non è possibile dare un stima precisa del numero di esseri umani coinvolti nel traffico.

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